sabato 18 febbraio 2012

La notte

                                      “La notte” di Arisa

Non basta un raggio di sole in un cielo blu come il mare
perché mi porto un dolore che sale che sale
Si ferma sulle ginocchia che tremano e so perché
E non arresta la corsa lui non si vuole fermare
perché è un dolore che sale che sale e fa male
Ora è allo stomaco fegato vomito fingo ma c’è
E quando arriva la notte e resto sola con me
La testa parte e va in giro in cerca dei suoi perché
Né vincitori né vinti si esce sconfitti a metà
La vita può allontanarci l’amore continuerà
Lo stomaco ha resistito anche se non vuol mangiare
Ma c’è il dolore che sale che sale e e fa male
Arriva al cuore lo vuole picchiare più forte di me
Prosegue nella sua corsa si prende quello che resta
Ed in un attimo esplode e mi scoppia la testa
Vorrebbe una risposta ma in fondo risposta non c’è
E sale e scende dagli occhi il sole adesso dov’è
Mentre il dolore sul foglio è seduto qui accanto a me
Che le parole nell’aria sono parole a metà
Ma queste sono già scritte e il tempo non passerà
Ma quando arriva la notte la notte e resto sola con me
La testa parte e va in giro in cerca dei suoi perché
Né vincitori né vinti si esce sconfitti a metà
La vita può allontanarci l’amore poi continuerà
E quando arriva la notte la notte e resto sola con me
La testa parte e va in giro in cerca dei suoi perché
Né vincitori né vinti si esce sconfitti a metà
L’amore può allontanarci la vita poi continuerà

sabato 4 febbraio 2012

Una coperta di neve

Stamane, guardando fuori dalla finestra, sono rimasto incantato nel vedere una bianca coperta di neve che ricopriva il tutto. Non mi capita spesso di provare una tale emozione legata alla metereologia ma, non ho potuto fare a meno di provare una stretta al cuore vedendo tutto quel candore, per i ricordi che prepotentemente, si sono fatti strada fra la spessa neve sino a giungere davanti ai miei occhi, come immagini viste pochi istanti prima.
La neve, d'inverno, era una costante e per noi, piccolo gruppo di bambini vicini di casa, era l'occasione per giocare come matti lanciandoci palle di neve, costruendo "pseudo" pupazzi che, non somigliavano mai a quelli presenti nei film, perché non avevamo mai un cappello o una sciarpa o una carota, per completarli e venivano fuori delle mostruosità che, hai nostri occhi, risultavano essere bellissimi.
Diventavamo rossi come gamberoni scottati a forza di toccare la neve ma era più forte di noi e non c'erano raffreddori o febbre che potessero fermarci: io e N. i capobanda e poi C.che sembrava uscito dalla famiglia Addams, A. ossessionato dalle moto, G. che aiutava il padre nel lavoro, il più delle volte, S. la superstar del gruppo, colei che non faceva mai nulla per non stancarsi troppo e S. la più piccola del ma non meno vispa.
Un piccolo esercito che, per tanti anni, ha rappresentato il mio branco di lupi, pronti a correre da tutte le parti ridendo e scherzando su tutti e di tutto, in barba a quanti non riuscivano a capire perché continuassimo a frequentarci così assiduamente, nonostante il trascorrere degli anni.
Ho imparato col tempo che, alcune cose non devono essere spiegate, ne tantomeno comprese a tutti i costi, la magia è anche questo per me, una coperta di neve che fa riaffiorare tantissimi dolcissimi ricordi.